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Immagine del redattorePadre Luca Ceccarelli

"Elisabetta d'Ungheria, principessa della carità". Riflessione del nostro Vicario generale.

Amiche e amici, buon mercoledì! Oggi vogliamo volgere il nostro sguardo a Santa Elisabetta d'Ungheria: sovrana, moglie, madre e religiosa. La sua vita fu intrisa di preghiera, di penitenza e di servizio ricolmo di carità verso i poveri, i malati... sull'esempio di San Francesco d'Assisi. Ci faremo aiutare da uno stralcio delle testimonianze delle sue ancelle chiamati “Detti delle quattro ancelle” e dalla lettera del suo confessore /direttore spirituale. Desideriamo chiederLe di aiutarci a vivere pienamente la nostra fede, l'amore per Dio Padre e Madre, di essere testimoni di quella carità che muove le montagne, arrivando ai cuori di ogni persona! “Elisabetta curava gioiosa i malati con le proprie mani e con il velo del proprio capo detergeva i loro volti, la bava, gli sputi e la sporcizia delle loro labbra e delle narici. Oltre a questo, Elisabetta accoglieva molti bambini poveri, ai quali provvedeva adeguatamente, comportandosi verso di loro con benevolenza e tenerezza, tanto che tutti la chiamavano “mamma” e quando lei entrava nella casa essi accorrevano ad accoglierla. Tra questi ragazzi, amò in modo speciale quelli coperti di scabbia, quelli malati, quelli invalidi, quelli più sporchi e deformi, stringendo con le proprie mani il loro capo e poggiandolo sul proprio grembo. Elisabetta fece tutte queste cose e molte altre degne di memoria mentre era ancora vivente suo marito, con il quale visse lodevolmente in matrimonio, amandosi con affetto meraviglioso, esortandosi a vicenda e incoraggiandosi dolcemente alla lode di Dio e al servizio degli altri. Suo marito, infatti, benché dovesse necessariamente provvedere ai beni temporali secondo le necessità dei suoi principati, tuttavia, avendo sempre davanti agli occhi il timore di Dio, concesse segretamente alla beata Elisabetta libera facoltà di compiere tutte quelle cose che spettano all’onore di Dio, incoraggiandola alla salvezza dell’anima.” 1 “Elisabetta cominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse i malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi. Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri. Aveva preso l’abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito. Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l’elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste le mani sull’altare in una cappella del suo castello, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni intimi, rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di poter essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana, se rimaneva nei luoghi in cui era vissuta insieme al marito e in cui era tanto ben voluta e stimata, volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Affermo davanti a Dio che raramente ho visto una donna così contemplativa come Elisabetta, che pure era dedita a molte attività. Alcuni religiosi e religiose constatarono assai spesso che, quando ella usciva dalla sua preghiera privata, emanava dal volto un mirabile splendore e che dai suoi occhi uscivano come dei raggi di sole. Prima della morte ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare dei suoi averi e delle suppellettili. Mi rispose che quanto sembrava sua proprietà era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto una tunica di nessun valore di cui era rivestita, e nella quale volle essere seppellita. Fatto questo, ricevette il Corpo del Signore. Poi, fino a sera, spesso ritornava su tutte le cose belle che aveva sentito nella predicazione. Infine raccomandò a Dio, con grandissima devozione, tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente.” 2 1 Detti delle quattro ancelle (Dicta quatuor ancillarum) 1232-1235. Fonte http://www.db.ofmtn.pcn.net/.../ofs/Elis_detti4Ancelle.pdf 2 Lettera scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta, 1232. Fonte: https://incammino.blog/.../dalla-lettera-scritta-da.../



Immagine: Edmund Blair Leighton, Santa Elisabetta assiste i poveri, 1895 – Da Google

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