Dove ognuno è QUALCUNO da amare.
DIOCESI D'ITALIA DELLA ANGLICAN FREE COMMUNION INTERNATIONAL
Membro del CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE CRISTIANE
10 - (28/05/2022) - Lettera pastorale della Vescova Primate Maria Vittoria Longhitano in occasione del I anniversario dell’istituzione della IAEC: "OSARE L’AVVENIRE: parole di coraggio ed esultanza per le meraviglie che il Signore che ha compiuto"
I
Al clero, ai consacrati ed alle consacrate e al piccolo gregge che vive la fede cristiana nella Inclusive Anglican Episcopal Church, ai nostri amici ed amiche
Nell'accingermi, col cuore ricolmo di gioia e gratitudine, a scrivere questa lettera per ricordare il primo anniversario dell'istituzione formale della nostra Inclusive Anglican Episcopal Church, "effonde il mio cuore liete parole … la mia lingua è stilo di scriba veloce" (Sal 44,2). A nome di questo piccolo popolo innamorato del Vangelo, " la mia lingua esalta la giustizia" di Dio ( Salmo 50,6) e testimonia del suo amore, della sua cura materna e della sua costante presenza in noi e fra noi.
Stupore e meraviglia!
È tutto uno stupore ed è tutto meraviglia ciò che il Signore, nostro Padre e nostra Madre, ha compiuto nelle nostre vite, nella vita della nostra Inclusive Anglican Episcopal Church, in un solo anno; un anno intenso, forte, ricco di avvenimenti di varia natura.
Ciò che Dio permette ... "Signore, perché?"
È la nostra simbolica traversata del deserto: dodici mesi, un numero emblematico nella Sacra Scrittura. Dodici mesi, sì la nostra "luna di miele" tra Dio e il piccolo popolo della nostra amata Chiesa.
Anche noi come i nostri progenitori e progenitrici, abbiamo sperimentato – ma concentrato in dodici, intensissimi mesi - ciò che i nostri padri e le nostre madri hanno potuto vivere nei quarant'anni di traversata verso la terra promessa: l'entusiasmo, la gioia e la liberazione dalla schiavitù della nostra identità anglicana mortificata, l'ebrezza della libertà e, finanche, a volte, la tentazione di rimpiangere "le cipolle di Egitto" e di tornare indietro, nonostante avessimo tenacemente messo mano all’aratro (Lc 9,62); abbiamo vissuto anche lo sconforto, sperimentato il timore per l'inseguimento dei “nemici”, spiritualmente sommersi, come i soldati del faraone, dalle acque paludose e putride delle loro trame (Cfr. Ef 6,12ss), mentre questo umile e piccolo popolo prosegue la traversata ma, soprattutto, abbiamo sentito, gustato, amato la presenza del Dio con noi in mezzo a noi.
Il Signore ha piantato la sua tenda nel cuore di questo nostro piccolo gregge della Inclusive Anglican Episcopal Church; ha sigillato la sua alleanza nel tabernacolo dei nostri cuori. Dodici mesi: quante avventure!
Vogliamo ricordare, una ad una, le meraviglie che il Signore ha operato fra noi e per noi, non solo per poter esclamare ad ogni grazia rammentata e dono ricevuti il nostro "rendiamo grazie a Dio!" ma, soprattutto, perché serva a noi tutti e tutte da monito e sia pegno di fedeltà da parte del nostro Dio, ogni volta che ci sentiamo tentati/e, scoraggiati/e o sconfortati/e.
Anzitutto, il Signore ha fatto sì che la nostra esperienza ecclesiale immediatamente divenisse nota, fin dal suo esordio, a parte dell’opinione pubblica, grazie alla forte eco mediatica, nazionale e internazionale; ha spalancato per noi le porte di una grande comunione internazionale, la Anglican Free Communion International; in tal modo, attraverso l'ICCC, ha fatto sì che - per sillogismo - fossimo inseriti nel Consiglio Mondiale delle Chiese o ecumenico delle Chiese, ribaltando la sorte di chi ha inteso usare il pretesto della temporanea non appartenenza a organismi ecumenici all'uopo di screditare la nostra umile esperienza ma “… il Signore ... ha fatto giustizia” e “l'empio è caduto nella rete, opera delle sue stesse mani.” (Sal 9,17).
Gli esperti di comunicazione – giustamente - direbbero che non è “attractive” ricordare questi momenti ma non possiamo esimerci dal dire la verità e una anno è tempo di bilancio (solo le sette dipingono come “idilliaca” la propria vicenda…); non possiamo esimerci dal testimoniare l'amore, la fedeltà e la giustizia che il Signore ci ha fatto sperimentare, così come ancora oggi celebriamo nella
II
Pasqua la fedeltà del Signore che libera (dalla schiavitù dell’oppressore e poi da quella del peccato), è doveroso testimoniare e celebrare, come singoli\e credenti e come parte della famiglia di Dio, le meraviglie e le piccole liberazioni che il nostro Dio opera nelle nostre vite, personali ed ecclesiali. Perciò "tutte le nostre ossa dicano: chi è come te Signore, che liberi... il misero e il povero dal predatore? "(Salmo 14,10 ).
Nostra forza e nostro canto sei tu, o Signore, nostro Dio che hai svelato i segreti e le trame anche di chi agiva nell'ombra poiché "ciò che è sussurrato nelle tenebre e all’orecchio nelle stanze più segrete sarà gridato” davanti a tutti\e (Lc 2,3) perché tu, Dio Padre e Madre, sei stato il nostro aiuto: ci hai salvato dal male e "liberato dal laccio di ogni lingua" (Siracide 51,2). Hai fatto sì che amici insperati proteggessero apertamente e pubblicamente la nostra incolumità.
Hai reso, Signore, fratelli, alleati e amici coloro che non lo erano agli esordi della nostra esperienza.
Solo Dio può trasformare il male in bene!
"Non pensare più alle cose passate, non ricordare più le cose antiche...ecco, io faccio nuove tutte le cose", dice il Signore.
Noi camminiamo per visione e sappiamo che ciò che Dio permette ha un senso; noi non sempre siamo in grado di comprenderlo immediatamente ma, per fede, sappiamo che sempre e solo per un bene maggiore il Signore permette che il male attacchi le nostre esistenze; mentre siamo coinvolti nel dolore, "vediamo come in uno specchio, in maniera confusa" e " in modo imperfetto" (1Co 13,12) ma una lettura della realtà più ampia, ispirata dallo Spirito Santo che soffia nei nostri cuori, ci aiuterà a conferire un senso anche ai vissuti forieri di dolore e sofferenza.
Alcuni e alcune di voi, popolo della nostra Inclusive Anglican Episcopal Church, hanno attraversato nelle loro vite personali, momenti difficili: il Signore ha chiamato a sé persone per voi fondamentali; alcune relazioni hanno avuto il loro epilogo o la situazione economica generale ha inciso in modo negativo nella quotidianità di alcuni\e, mentre altri/e hanno dovuto affrontare seri problemi di salute.
È umano e, quindi, anche lecito domandare al Signore il perché di tutto questo. È facile cadere nella (auto) commiserazione o, addirittura, reputare Dio responsabile dell'ingiustizia di ciò che stiamo subendo, magari a causa di persone alle quali abbiamo voluto bene oppure da parte della vita stessa, quando le circostanze sembrano armarsi contro la nostra quotidianità e provocare in noi grandi sofferenze e confusione. È giusto, legittimo e biblicamente fondato gridare al Signore e cercare risposte. Credo però che non vi sia una risposta univoca. La teodicea non è la disciplina delle certezze ma dell'indagine fedele al dato biblico del Dio come Amore puro e cristallino. Sappiamo che gli accadimenti che compongono le nostre piccole storie personali e la Storia, hanno in sé cause estremamente complesse; consistono in concatenazioni altamente astruse di circostanze o in contingenze e scelte che traggono il loro fondamento e la loro stessa possibilità dal libero arbitrio, dono di Dio ad ogni essere umano.
A noi spetta di riciclare il male in bene, far sì che ciò che di negativo ci colpisce o tenta di abbatterci, si trasformi in stimolo e pungolo ad operare (il) bene e a rafforzarci nella fede.
Cosa fare? Come reagire?
Anzitutto, ascoltare il nostro cuore, ciò che lo Spirito ci sussurra nell'intimità.
Dove vengono innalzati muri, lo Spirito ci suggerisce di abbatterli attraverso il dialogo e la comprensione, laddove scorgiamo trame nell'ombra è nostro dovere, con rispetto e assertività, cercare di portarle alla luce, laddove si semina discordia, tentare tenacemente fraternità e riconciliazione.
III
Il Signore è fedele alle sue promesse. Dio è Padre e Madre ed ha per tutti gli esseri umani , "progetti meravigliosi" (Is 25,1),"progetti di pace e non di sventura, per.... un futuro pieno di speranza" (Ger 29,11).
Ciò che il Signore ha donato....
"...ha fatto ... meraviglie di grazia in una fortezza inaccessibile"(Sal 30,22)
E allora, insieme, scorriamo e contempliamo le meraviglie di questi avvincenti dodici mesi.
Oltre alla straordinaria protezione, alla possibilità di testimonianza sull'aeropago mediatico, alle porte spalancate della Comunione mondiale in cui siamo stati accolti, all'inserimento nell'asse ecumenica internazionale ed ai patti di amicizia siglati con realtà ecclesiali numericamente consistenti e realmente impegnate a favore degli ultimi, fra i grandi benefici, annoveriamo le splendide giornate all'Ambasciata di Svezia, ove ho potuto portare la nostra franca testimonianza, sia nei momenti di incontro ufficiale che nei momenti più “mondani”; il toccante incontro con S.Ecc.za Rev.ma Mons. Lionginas Virbalas, Arcivescovo cattolico-romano emerito di Kaunas (Lituania) e gli altri momenti di ecumenismo, la preghiera e gli incontri interreligiosi.
Inoltre, siamo riconoscenti al Signore per l'affiliazione del nostro Istituto di formazione pastorale e teologica ad una università Internazionale (dettagli in seguito sui nostri canali di comunicazione), la possibilità di portare la nostra testimonianza in contesti culturali sul territorio in cui abbiamo assicurato la nostra presenza e la nostra testimonianza, l'ottimo rapporto con le istituzioni locali, l'istituzione di un prezioso strumento di cura come la Diaconìa “S. Maria Egiziaca" che ha sede in Bresso e delle unità di strada nella nostra comunità perugina, dedite a portare soccorso a coloro che vivono in situazioni di disagio estremo.
Sul piano della vita religiosa, a cui la nostra Chiesa è molto attenta, lodiamo il Signore per la nascita della congregazione religiosa di ispirazione francescana, fondata dal nostro Vicario Generale, di cui frate Luca è primizia, e innalziamo ancora il nostro ringraziamento perché abbiamo avuto la gioia di accogliere fra noi fratel Riccardo col suo Eremo in Legnago, luogo di preghiera e spiritualità monastica ed ecumenica. Siamo orgogliosi/e della pubblicazione - da parte della prestigiosa casa editrice Gabrielli - dei volumi per la Liturgia delle Ore a cura di questo nostro amato fratello.
Rendiamo grazie per l'affiliazione del monastero benedettino ugandese. Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore per gli incontri del clero in ottobre a Catania e per la meravigliosa esperienza di aprile c.a. - la S. Messa Crismale con rinnovo delle promesse ministeriali - a Perugia. Incontri nei quali la Comunione fra noi si è rafforzata e momenti di fraternità straordinaria, alimentata dalla preghiera e dal dialogo aperto e sincero nonché dalla condivisione di momenti ludici, hanno rinfrancato i nostri cuori e rafforzato unità e comunione.
Ringraziamo e lodiamo il Signore per le nuove vocazioni, per i ministri e le ministre, per i nuovi membri di Chiesa e per le nostre Comunità.
Infine, voglio innalzare la mia lode al Signore ed il mio ringraziamento a Mgr. Gianni di Marco, Patriarca e Primate della Chiesa Apostolica Ecumenica, per aver elargito a noi il dono incommensurabile della successione apostolica e per la Comunione con la sua dinamica Chiesa, concretamente e straordinariamente attiva, in Italia e nel cosiddetto “terzo mondo”, attraverso progetti mirati e rapporti formali con le istituzioni, nella solidarietà verso gli ultimi.
Ringrazio le istituzioni, il Sindaco, gli esponenti delle diverse chiese cristiane e religioni che hanno partecipato alla mia consacrazione episcopale, svoltasi alla presenza del popolo di Dio in un luogo pubblico.
IV
Vi annuncio che altre meraviglie il Signore sta operando per noi e in noi e, appena giunte a compimento, saranno rese note.
Ciò che il Signore ha promesso ….
Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti (Sal 34,6)
In preghiera, ho sentito di offrire alla vostra meditazione due versetti della Parola di Dio.
Il primo è un invito ad essere coraggiosi/e e a guardare al Signore ed alla sue promesse; l’esortazione a non lasciarci scoraggiare nel nostro ministero e nella nostra missione nonostante circostanze avverse ma a guardare al Signore e saremo così "raggianti" e colmi di entusiasmo.
"Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno" (Lc 12, 32)
L'ultimo versetto che consegno alla vostra meditazione, è una sorta di “scorta”, un energetico da ruminare quando ci sentiamo sopraffatti\e dall'impotenza e sentiamo l'impulso di gettare la spugna.
La fragilità umana non rappresenta un ostacolo insormontabile per il popolo di Dio ma una opportunità di crescita e di abbandono al Signore. In tal spirito, è importante ricordare che è quando abbiamo il coraggio di essere deboli senza maschere e finzioni, che siamo forti.
Ricordatevi e ruminate questo verso nei momenti di sconforto piuttosto che abbandonarvi all'ozio,
al lamento o all'apatia poiché Dio è fedele e sempre mantiene le sue promesse. Perciò, in mezzo a
noi,
"...anche il più debole dica: io sono un guerriero!" (Gioele 4.10)
ossia un uomo o una donna in lotta per la pace, la giustizia, portatori e portatrici di relazioni sororne e fraterne nel nostro mondo così travagliato, costruttori e costruttrici di ponti.
Vi abbraccio e vi benedico di cuore, con tutto l’amore di Madre e Vescova.
++Maria Vittoria Longhitano, Vescova Presidente
(firma autografa in originale)
Catania, 28/05/2022, Vigilia dell'Ascensione del Signore.